Ridere rende liberi
Comici nei campi nazisti
Il libro nasce da una ricerca condotta sulle sorti di alcuni comici ai quali si deve, negli anni Trenta, la grandezza leggendaria del cabaret e dello spettacolo leggero mitteleuropeo, in particolare di quello berlinese. In gran parte ebrei, come ebreo era il colore del loro umorismo, la sorte di questi artisti è segnata inesorabilmente dall’avvento di Hitler al potere. Espulsi dai set e dai palcoscenici sui quali avevano primeggiato, le loro performance si replicano in situazioni sempre più dure: i ghetti, la deportazione, lo sterminio. Sono «stelle di prima grandezza che di grande non hanno più che la stella gialla, cucita ben in evidenza sul loro petto». Il loro personale percorso diventa l’occasione per interrogarsi sui poteri e sulla forza d’urto del riso, per riflettere sul senso del comico nel cuore del dolore quando, a complicarne le dinamiche, interviene la relazione che sussiste fra il carnefice e la vittima e sono gli aguzzini a contendere ai perseguitati “l’ultima risata”.