Giustizia bendata
Percorsi storici di un'immagine
La benda sugli occhi, un attributo dell'immagine simbolica della giustizia come donna, è al centro del percorso disegnato nelle pagine di questo libro. Se in una celebre poesia di Edgar Lee Masters se ne fa uso per criticare la cecità delle corti e l'arbitrarietà delle sentenze, la benda appare nell'iconografia ufficiale la garanzia dell'imparzialità e incorruttibilità dei giudici.
Di questo attributo viene qui ricostruito l'atto di nascita nel 1494, la rapida diffusione nel contesto dell'età della Riforma protestante e la fortuna successiva. Indagando le ragioni di tanta e cosí rapida fortuna (che non toccò però l'Italia) se ne è individuata quella fondamentale nella potente suggestione religiosa della narrazione evangelica di Gesú bendato e deriso: un modello di sofferenza e di perdono che dette nuovo impulso alla figura della dea Giustizia trasmessa dal paganesimo antico alla cultura dell'Europa occidentale. Risulta evidente, dalla ricostruzione dei percorsi dell'immagine, che in essa si sono incontrati e sovrapposti temi diversi e spesso conflittuali: la domanda di misericordia, la speranza nel risarcimento ultraterreno per tutte le vittime dell'ingiustizia, la promessa di incorruttibilità dei giudici, la protesta contro gli errori della giustizia umana. Dopo l'attesa medievale del Giudizio universale, l'esigenza della giustizia imparziale dominata dallo sguardo di Dio trovò la sua incarnazione nell'asserita investitura divina dei poteri politici e religiosi. Per dare poi vita nel Settecento all'idea del tribunale della pubblica opinione come espressione sostitutiva dell'antico simbolo dell'occhio di Dio. Ma nel mondo contemporaneo la spettacolarizzazione di crimini e processi si accompagna a una crisi della giustizia che sembra destinata a rendere nuovamente attuale e problematico il simbolo della benda.