Battesimi forzati
Ebrei battezzati clandestinamente in tenera età, ebrei denunciati con il pretesto che avessero espresso la volontà di convertirsi, ebrei “offerti” alla religione cristiana: quello dei battesimi forzati fra XVI e XIX secolo fu un fenomeno sociale e culturale di grande rilievo che si colloca all’origine di numerosi pregiudizi antisemiti.
L’analisi di questo tema contribuisce a far comprendere le radici storiche dell’antisemitismo politico otto-novecentesco e solleva questioni cruciali per la storia della società europea, quali quelle relative ai problemi politici e ideologici innescati dalla convivenza tra religioni diverse o al ruolo svolto dalle autorità e dai tribunali ecclesiastici.
Non meno prepotentemente emergono altre problematiche, come la definizione dei diritti di esercizio della patria potestà, la determinazione del concetto di “adulto”, la pratica dell’emancipazione del figlio da parte del paterfamilias, la funzione e il significato del sacramento del battesimo, la questione – assai attuale – relativa allo statuto giuridico del feto e del “non nato”, e, infine, l’integrazione dei convertiti nella società cristiana, con i conseguenti problemi di costruzione di nuove, inedite e complesse identità sociali e culturali.
Il volume analizza le problematiche connesse ai battesimi forzati con particolare riguardo alla città di Roma, fondandosi su una ricchissima documentazione del tutto inedita, tratta in gran parte dall’Archivio del Sant’Uffizio recentemente aperto alla consultazione.