Rane, torpedini e scintille. Galvani, Volta e l'elettricità animale
«Non avrei mai creduto che la fortuna mi sarebbe stata amica a tal punto da concedere, forse a me per primo, di maneggiare, per così dire, l’elettricità nascosta nei nervi e di trarla fuori di essi e di porla quasi sotto gli occhi di tutti». Così si esprime nel 1791 Luigi Galvani annunciando al mondo i risultati dei suoi esperimenti sulle rane, con una frase che riassume la modestia ma anche l’orgoglio dello scienziato che riesce a svelare un fenomeno della natura vivente tanto importante e così a lungo avvolto dal mistero. La scoperta di Galvani che la conduzione nervosa e il moto muscolare sono fenomeni elettrici, infatti, forniva la risposta a domande che avevano accompagnato l’uomo fin dagli albori della sua storia. Oltre a porre le basi della moderna scienza del sistema nervoso, questa scoperta avrebbe portato, per vie imprevedibili, alla invenzione di uno strumento straordinario, la pila di Volta, che nell’arco di pochi decenni rivoluzionerà tanto la scienza quanto la vita dell’umanità. Il libro ripercorre le fasi di quel cammino di ricerca che, a partire dai primi studi sulla elettricità di alcuni singolari pesci come la torpedine, conduce alla scoperta galvaniana dell’elettricità animale e alla invenzione della pila di Volta, sia ricostruendo il contesto storico della scienza e della medicina tra Settecento e Ottocento, entro cui si muovevano Galvani, Volta e i loro colleghi, sia chiarendo i problemi scientifici che erano alla base delle loro ricerche e che hanno continuato ad attirare l’attenzione degli scienziati fino alla nostra epoca. In una forma comprensibile al vasto pubblico, gli autori dimostrano l’inconsistenza di molti luoghi comuni che la nostra tradizione culturale ha costruito negli ultimi due secoli attorno alla figura di Galvani e Volta, e propongono una immagine nuova della loro opera rispetto a quella che si è sedimentata nell’immaginario collettivo. Uno straordinario avvenimento della scienza e della storia di fine Settecento viene così presentato ai lettori, al di là di ogni rigida separazione tra sapere umanistico e scientifico, e recuperando il fascino culturale della scienza che era così forte nel secolo dei Lumi, ma che si è andato poi perdendo in epoche più recenti.
Marco Piccolino è professore ordinario di Fisiologia generale all’Università di Ferrara, dove insegna anche Epistemologia e Storia delle scienze della vita. Nel corso della sua attività di ricerca sperimentale si è occupato soprattutto di neurofisiologia della retina pubblicando i risultati dei suoi studi su alcune delle più importanti riviste internazionali (tra cui «Nature»). Ha trascorso lunghi periodi di lavoro all’estero ed, in particolare, all’École Normale Supérieure di Parigi, alla Tokyo University e in alcune università del Nord-America.
Marco Bresadola ha conseguito un dottorato di ricerca in Storia della scienza all’Università di Firenze e attualmente lavora presso il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università di Ferrara. Si è a lungo occupato di Luigi Galvani e delle scienze della vita nel Settecento, pubblicando numerosi articoli di carattere storico e scientifico su riviste italiane e internazionali.